Storia e Miti: Le torri di guardia, una storia lunga 3 secoli

Durante il regno di Carlo Emanuele III (1746-1773), Re di Sardegna detto “il laborioso” (e “Carlin” dai piemontesi), ci si dette da fare per sostituire o riutilizzare le torri costiere edificate durante la precedente quadrisecolare dominazione aragonese-spagnola. Per far questo, il re dette incarico al vicerè di Sardegna (nonchè Maestro d’Artiglieria) conte Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio (in carica dal 1751 al 1755) di organizzare il tutto nel migliore dei modi (e cioè, risparmiando il più possibile). Si tratta di quel Cacherano di Bricherasio tra i cui discendenti c’era il tal Emanuele (1869-1904) co-fondatore della FIAT e dell’ACI. Vabbè.

Con il coordinamento del Ministro del Regno per gli affari di Sardegna, l’allora ruvidissimo conte Lorenzo Bogino (1701-1784), quello della famosa frase che ci ricorda la nostra adolescenza (“anchi ti ‘ndi pighiri su buginu!”) furono realizzate diverse torri costiere, per la protezione del litorale, insidiato dai navigli turchi. La progettazione fu affidata all’ingegnere militare piemontese Vallin, lo stesso che nel 1756 aveva progettato e fatto edificare la torre di Calasetta. L’anno succesivo, nel 1757, quando già il Bricherasio era stato sostituito da Vittorio Amedeo Costa (Conte della Trinità), fu edificata in località Capo su Moru (che è tutto dire) un’altra torre, sempre su direzione del Vallin, che oggi chiamasi Torre di Canai, o “Turri”.

Essa svolse un’importante funzione difensiva durante lo sbarco dei Francesi nel 1793 e durante le incursioni tunisine nel 1812 e nel 1815. E sino a quell’anno restò in funzione, terminando in seguito per mancanza di motivazione difensiva (con il Congresso di Vienna venne imposto agli stati barbareschi la fine della tratta degli schiavi). In seguito la torre divenne residenza privata, con licenza di abominio costruttivo, e finalmente dal 1994 proprietà di Italia Nostra, che l’aprì al pubblico. Ai piedi della torre sorge il giardino botanico Sergio Todde, mio buon amico degli anni di studio universitario, scomparso prematuramente. La torre di Turri sorge su terreni vulcanici del Miocene, antichi di milioni di anni, ascrivibili al ciclo andesitico-basaltico. Si tratta di brecce, non propriamente lave, frammenti di rocce eruttive del substrato (ma anche del sottostante basamento calcareo mesozoico) strappate via dalla violenza delle eruzioni vulcaniche, e consolidate a caldo (brecce), a testimoniare la terribile violenza del vulcanismo in Sardegna, e sull’isola di Sant’Antioco, alla fine dell’era Terziaria.

Testo di Mauro Carta tratto da Sant’Antioco nel Mondo.

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