L’epiteto specifico carica fa riferimento alle sue origini che vengono fatte risalire alla Caria, regione dell’Asia Minore. Testimonianze della sua coltivazione si hanno già nelle prime civiltà agricole di Palestina ed Egitto, da cui si diffuse successivamente in tutto il bacino del Mediterraneo. Se per definizione è detto “Fico Mediterraneo”, si considera originario e comune delle regioni delle aree meridionali caucasiche, e del Bassopiano turanico meridionale.
Solo dopo la scoperta dell’America il fico si diffuse in quel continente, in seguito in Sud Africa, per i contatti con l’Oriente si diffuse in Cina ed in Giappone; infine giunse in Australia.
l termine fico, spesso declinato al femminile (fica), usato per il frutto dell’albero del fico, si rileva in quasi tutti i dialetti italiani, ed ha sempre avuto anche una forte connotazione sessuale parallela per l’attributo genitale femminile, e per l’azione con questo. Il significato è anche ripreso da Dante nella Divina Commedia, nella parte dell’Inferno nella quale fa usare un termine esteso a Vanni Fucci, che “fa le fiche” verso Dio. Innumerevoli sono i riferimenti letterari passati legati a questo.
Prima di allora il termine è annotato per il significato di attributo genitale femminile da Aristotele (350 A. C.); deriva in tale senso dal siriano (fenicio) pequ, e questo dal precedente accadico pīqu, ovvero sīqu (m.) (2300 A. C), sia come sostantivo preciso per l’attributo sessuale femminile (nel senso di varco, fessura).[2]
Nelle regioni della Asia Minore, Turchia, Ucraina, Russia, Caucaso ed asiatiche, dal Bassopiano Turanico, fino all’Afghanistan è detto Incjir, (Ancjir, Incir, Encir).