Leggende sarde: Su carr’e Nannai

Su carr’e Nannai è forse una delle leggende sarde più note e folkloristiche, esattamente come accade per il carro della morte, o per altre strane credenze popolari, questa affonda le sue radici nella più antica tradizione popolare.

Sembra che origine di questo curioso nome e della leggenda connessa sia un’altra leggenda popolare secondo la quale l’intera isola sarebbe stata proprietà di un antico Dio, un dio di origini nuragiche, padrone del vento, del fuoco, delle tempeste.

A dispetto di chi creda che Nannai sia un nomignolo derivato da una storpiatura di qualche nome popolano è invece nella tradizione sumera che si deve cercare la sua origine e precisamente nel Dio “An” che viveva in cielo nella sua dimora chiamata appunto “Eanna” da qui la parola che muta pian piano in Nannai adattandosi alla lingua locale, esattamente come oggi accade per l’italo americano che trasforma parole come “Bread” ossia pane in “Breddo”.

Ma in cosa consiste questa curiosa leggenda? In effetti Nannai sarebbe una sorta di Zeus locale, dedito alla gestione delle tempeste ed in particolare dei tuoni e dei fulmini che per gli antichi erano due fenomeni distinti. Questa divinità, che assume connotazione positiva o negativa a seconda dell’uso che se ne voleva fare, viaggiava su un rumoroso carro che per qualche strano motivo era carico di grossi massi che stridendo e sbatacchiando generavano fragorosi boati e paurose scintille.

Inutile dire che gli antichi erano si semplici, ma comprendevano bene i rischi connessi alle tempeste, quindi usavano queste leggende per spaventare i bambini tenendoli a casa.

Esistono però delle zone della Sardegna dove non si parlava di divinità ma di un anziano signore, un mitico Nannai appunto, senza per altro perdere di valore educativo per i più giovani.

Per quanto possa sembrarvi strano è ancora usanza durante i temporali citare questa leggenda ed in molte case potreste sentire frasi del tipo:

“Intendei su carr’e Nannai”

Tratto interamente da: https://realmisterx.altervista.org

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